Plastiche e bioplastiche
Le plastiche conferite nei rifiuti organici: qual è la dimensione del fenomeno e quali i riflessi per la filiera?
In seguito ad un accordo siglato da CIC, Assobioplastiche, Conai e Corepla, tra il 2015 e il 2017 sono state messe in atto numerose attività di monitoraggio, ricerca e sperimentazione nella filiera del riciclo organico con particolare riguardo a:
- qualità della frazione organica conferita negli impianti di compostaggio,
- opportunità e potenziali criticità operative per le diverse soluzioni impiantistiche esistenti,
- soluzioni derivate dalla sempre maggiore inclusione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile.
Il Monitoraggio CIC, Assobioplastiche, Conai e Corepla
2 anni
Durata del monitoraggio
15 impianti
di compostaggio
12 impianti
di digestione anaerobica
Il monitoraggio, distribuito su 45 settimane di attività, ha interessato 15 Impianti di compostaggio e 12 impianti di digestione anaerobica, distribuiti sul territorio nazionale.
Tali impianti hanno ritirato quasi il 20% dei rifiuti organici trattati in Italia nel 2016 e quasi il 27% di tutta la frazione umida.
La frazione estranea della frazione umida
Tra i risultati del monitoraggio, la verifica della qualità della frazione umida ha portato a quantificare nel 4,9% l’entità complessiva di frazione estranea (detta anche Materiale Non Compostabile o MNC), di cui la plastica costituisce il 3,1%.
La bioplastica, che si colloca tra i materiali compostabili, rappresenta invece circa l’1,4% in peso del rifiuto.
Rapportando tali dati ai rifiuti annualmente gestiti in Italia dalla filiera di riciclaggio dei rifiuti organici, emerge che nel 2016 le plastiche hanno superato le 125.000 tonnellate, a fronte di un flusso di bioplastiche compostabili di circa 58.000 tonnellate.
Delle plastiche presenti, circa 110.000 tonnellate sono rappresentate da plastiche flessibili (shopper, sacchetti per la raccolta dei rifiuti, film, ecc.), mentre 15.000 tonnellate sono plastiche rigide.
Le bioplastiche sono interamente costituite da manufatti flessibili essenzialmente riconducibili ai sacchetti utilizzati per il conferimento dei rifiuti.
I sacchetti impiegati per la raccolta differenziata
Durante l’indagine è emerso come sia ancora molto elevato, purtroppo, l’impiego di sacchetti in materiale non compostabile utilizzati per la raccolta dei rifiuti organici: essi rappresentano, infatti, oltre il 43% del totale.
La qualità del compost
Il monitoraggio condotto ha dimostrato che i manufatti in bioplastica si degradano interamente nel corso del processo di riciclaggio e non sono più rinvenibili alla sua conclusione.
La rimozione delle frazioni non compostabili, effettuata principalmente mediante operazioni di tipo meccanico, è necessaria per garantire che il compost prodotto dagli impianti risulti conforme ai rigidi standard qualitativi fissati dalla normativa.
Questa si accompagna purtroppo però allo smaltimento indesiderato di un ingente quantitativo di materiali organici compostabili (fenomeno noto anche come “effetto trascinamento”), ragione per la quale è fondamentale lavorare per il progressivo e continuo miglioramento della qualità merceologica dei rifiuti.
La comunicazione ai cittadini
Il progetto ha previsto una intensa attività di informazione e divulgazione, con la finalità di diffondere informazioni sulla corretta gestione degli imballaggi in plastica e plastica compostabile.
Infatti gli imballaggi in plastica e gli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, anche se apparentemente simili, per essere riciclati devono seguire un percorso “post consumo” separato.
A tale scopo è stato realizzazione il sito web “dicheplastica6” con video, filmati e aggiornamento news.